Endocardite infettiva e non infettiva, le differenze

Cos’è l’endocardite e quali sono le differenze tra infettiva e non infettiva?

Con il termine di endocardite intendiamo l’infiammazione dell’endocardio, membrana che riveste la cavità interna del cuore, valvole comprese.

Si tratta di una patologia sottostimata, di non facile diagnosi, spesso non trattabile adeguatamente e che presenta una discreta mortalità. Per tale motivo qualche autore l’ha definita come “la frustrazione del cardiologo”.

Nota come patologia relativamente rara ed in apparente calo, l’endocardite pare preferire il sesso maschile e l’età adulta, pur spaziando in tutte le decadi.

Sono note due tipologie differenti di endocarditi: quelle infettive e quelle non infettive.

Endocardite infettiva

Le endocarditi infettive costituiscono la casistica prevalente, interessando prevalentemente pazienti portatori di protesi valvolari o dispositivi sanitari (tipo i pace-maker, i cateteri venosi centrali ecc.) così come quelli affetti da cardiopatie congenite o da pregressa endocardite, anche se una discreta percentuale coinvolge pazienti non affetti da tali fattori di rischio.

Oltre 1\3 dei casi è, comunque, correlato a trattamenti medici.

La causa di tali endocarditi è da ricercare in infezioni prevalentemente batteriche, spesso appartenenti a specie patogene aggressive e spesso resistenti agli antibiotici: stafilococchi, enterococchi multiresistenti nonché i temibili miceti.

Fattori di rischio in crescita negli ultimi decenni sono rappresentati da:

  • diabete mellito
  • ricorso alla emodialisi
  • tossicodipendenza
  • infezione da HIV.

Il cavo orale, la pelle e le vie respiratorie superiori rappresentano la principale porta d’ingresso delle infezioni cardiache.

La lesione tipica dell’endocardite infettiva è rappresentata dalla vegetazione, ammasso di piastrine, fibrina, microcolonie di batteri e alcune cellule infiammatorie, lesione che colpisce soprattutto le valvole cardiache, nonché le zone cardiache già di per sé malformate o malate.

Tali lesioni, oltre che danneggiare zone intracardiache, sono in grado, una volta frammentatesi, di creare degli emboli (masse anomali circolanti nel sangue che sono in grado di raggiungere vasi arteriosi e venosi delle stesse dimensioni e di interrompere il flusso, alla pari di un tappo), che possono raggiungere vari organi e tessuti provocando danni vascolari.

Classificazione dell’endocardite

Esistono varie classificazioni dell’endocardite, basate su più parametri (temporali, eziologici ecc.).

Generalmente l’endocardite acuta è una malattia febbrile, distruttiva a livello cardiaco, con complicazioni vascolari extracardiache e con elevato tasso di precoce mortalità se non individuata precocemente.

L’endocardite subacuta è, invece, un evento meno distruttivo, ad evoluzione subdula, con minori compromissioni periferiche ed a lenta evoluzione progressiva.

L’endocardite sembra risultare più pericolosa in caso di interessamento delle valvole di sinistra del cuore, specie se costituite da protesi meccaniche e non quelle native.

Sintomi dell’endocardite infettiva

I sintomi dell’endocardite sono:

  • di tipo generale:
    • febbre elevata
    • astenia
    • scadimento delle condizioni
    • anoressia
    • dolori muscolari
    • ecc.
  • cardiache:
    • rotture o disfunzioni valvolari, con conseguenti segni di insufficienza cardiaca acuta, alterazioni del battito cardiaco ecc.
  • manifestazioni extra-cardiache:
    • embolizzazione delle arterie degli arti
    • ischemie a carico di coronarie vasi cerebrali ecc.

Complicazioni

Le complicazioni dell’endocardite infettiva sono rappresentate da:

  • scompenso cardiaco
  • ictus
  • insufficienza multiorganica
  • diffusione dell’infezione nel sangue (sepsi)
  • decesso.

Diagnosi dell’endocardite infettiva

La diagnosi dell’endocardite infettiva si basa su anamnesi, esame obiettivo, esami di laboratorio, specie quelli infettivi (emocoltura ecc.) e, soprattutto l’ecocardiografia trans-toracica o trans-esofagea.

Nei casi dubbi si può ricorrere a TAC, PET o RMN. Per anni si è ritenuta fondamentale l’individuazione della Triade composta da soffi cardiaci di recente diagnosi, febbre e splenomegalia (incremento della milza).

Trattamento dell’endocardite infettiva

Il trattamento fondamentale consiste nella terapia antibiotica mirata, associata a quella cardiologica e delle complicanze, nonché quella sintomatica.

La terapia chirurgica sarà riservata ai casi con invalidanti danni valvolari e\o cardiaci.

Endocardite non infettiva

Le endocarditi non infettive non sono originariamente causate da infezioni sostenute da germi difficili, potendo però complicarsi proprio con una sovrapposta infezione batterica.

Le endocarditi non infettive risultano particolarmente meno frequenti di quelle infettive e, almeno in teoria, meno pericolose.

Cause dell’endocardite non infettiva

In tale patologia la causa è da ricercare nella formazione di “vegetazioni sterili” sulla superficie dell’endocardio, a seguito di evenienze tipo:

  • traumi, ad esempio da cateteri o dispositivi medici
  • vasculiti, cioè infiammazioni dei vasi sanguigni
  • ipercoagulabilità, ovvero la tendenza del sangue a formare dei coaguli
  • depositi di immunocomplessi, unione di anticorpi ed antigeni, con tendenza a depositarsi nei singoli tessuti e organi.

Tali vegetazioni raramente causano sintomi cardiaci, potendo invece provocare fenomeni di embolizzazione ai vasi che raggiungono.

Sintomi

La sintomatologia risulta prevalentemente extracardiaca, potendo talora risparmiando direttamente il cuore, interessando prevalentemente i vasi arteriosi di tutti gli organi e potendo provocare ischemie ed infarti.

Le valvole cardiache possono, seppur meno, essere interessate a deformazioni ed alterazioni del funzionamento, provocando insufficienza e scompenso cardiaco.

Diagnosi dell’endocardite non infettiva

La diagnosi è simile a quella delle endocarditi infettive, con la differenza che in questo caso gli esami colturali ed infettivologici del sangue (emocoltura ecc.) risulteranno negativi.

Trattamento

La terapia delle endocarditi non infettive si basa sul trattamento della malattia di base, sull’uso di anticoagulanti (per le complicanze vascolari) e su eventuale terapia cardiologica.

Nei casi di danni valvolari risulterà necessario, come nel caso delle endocarditi infettive, un trattamento chirurgico.

Prevenzione dell’endocardite

In entrambe le patologie la prevenzione si baserà soprattutto su una corretta igiene (specie del cavo orale), ridurre il ricorso a tatuaggi e piercing nonché il seguire una corretta procedura nell’esecuzione di impianto di cateteri ed apparecchi medicali.

Endocardite infettiva e non infettiva, la diagnosi da CardioCenter

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Responsabilità dei contenutiSupervisione editoriale e scientifica
Dr Giuseppe Lavecchia – Specialista in Cardiologia
Dr Maurizio Lombardi – Specialista in Angiologia
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Bibliografia

Bussani R, DE-Giorgio F, Pesel G, Zandonà L, Sinagra G, Grassi S, Baldi A, Abbate A, Silvestri F. Overview and Comparison of Infectious Endocarditis and Non-infectious Endocarditis: A Review of 814 Autoptic Cases. In Vivo. 2019 Sep-Oct;33(5):1565-1572. doi: 10.21873/invivo.11638. PMID: 31471406; PMCID: PMC6755013.

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