Flebite, diagnosi e trattamento

In anni di pandemia si è parlato e letto molto di malattie venose, a causa del forzato stile di vita sedentario dovuto al lockdown, influenzando pensieri e timori sui rischi a carico del sistema circolatorio degli arti inferiori e di possibili patologie associate, come ad esempio le flebiti.

Breve ripasso sulla circolazione periferica

Prima di parlare di flebite, ricordiamo innanzitutto come funziona la circolazione periferica, composta da arterie che partono dal ventricolo sinistro (cuore) e che trasportano sangue ricco di ossigeno ovunque, tranne che ai polmoni.

Progredendo, le arterie sistemiche riducono il diametro fino a diventare vasi capillari, che permettono di scambiare ossigeno con anidride carbonica, cedendo poi il sangue alle vene sistemiche, per farlo rientrare all’atrio destro del cuore. Quindi, le arterie sistemiche partono dal cuore per andare in periferia portando ossigeno, mentre le vene fanno il percorso inverso, partendo dalla periferia e portando anidride carbonica.

Il sistema venoso è composto da vene profonde e da vene superficiali, talora collegate tra loro da vene perforanti o comunicanti. Un fine sistema valvolare impedisce il ritorno del sangue verso la periferia.

Cosa è la flebite

Una malattia che frequentemente colpisce le vene è la flebite, termine che indica l’infiammazione degli strati più interni delle vene. Quando questa è causata/accompagnata da un trombo (sangue coagulato) parliamo di tromboflebite.

Le flebiti vengono generalmente classificate in acute o croniche e superficiali o profonde. La loro incidenza è alta, specie negli ospedalizzati, interessando prevalentemente il sesso femminile e gli arti inferiori.

Ultimamente, il ricorso ai cateteri venosi centrali (CVC) per terapie endovenose compreso farmaci antitumorali, ha aumentato l’incidenza delle flebiti agli arti superiori.

Le flebiti superficiali risultano molto più frequenti e meno pericolose delle flebiti profonde, coinvolgendo le safene delle gambe (grandi safene, anteriormente, e piccole safene, posteriormente).

Cause della flebite

Delle flebiti sono note varie cause, che possono agire creando danni alla parete del vaso, alterando i meccanismi della coagulazione del sangue (trombosi) od introducendo sostanze estranee.

Si riconoscono:

  • flebiti da trauma (caduta, danno muscolo-tendineo, osseo ecc.);
  • flebiti da farmaci (rottura dei vasi), da CVC, da sostanze irritanti estranee;
  • flebiti infettive.

Fattori di rischio della flebite

Numerosi sono i fattori di rischio delle flebiti e delle tromboflebiti:

  • insufficienza venosa, cioè una ridotta capacità delle vene, con difficile ritorno del sangue al cuore e ristagni di liquidi (gambe gonfie);
  • presenza di varici, vene sfiancate e deformate che peggiorano il circolo;
  • sovrappeso, immobilità e sedentarietà;
  • stare troppo in piedi o troppo seduti;
  • uso di pillola anticoncezionale, gravidanza;
  • presenza di malattie invalidanti;
  • lunghi viaggi, specie aerei;
  • esposizione a sole e calore;
  • alterazioni della coagulazione (congenite o da farmaci);
  • tumori;
  • traumi cronici (da lavoro o sport).

Sintomi delle flebiti

I sintomi delle flebiti (e delle tromboflebiti) risultano vari, e dipendono dalla zona d’insorgenza. Generalmente si distinguono sia i sintomi correlati all’infiammazione (dolore, gonfiore, arrossamento, calore e limitazione funzionale) sia quelli dovuti a possibili complicazioni (edema locale all’arto, costante e a prevalente interessamento distale).

Esistono casi in cui la Flebite non dà sintomi o provoca solo prurito ed arrossamenti locali.

Importanti sono invece le possibili conseguenze, comprese le trombosi, le ulcere, le infezioni locali e la pericolosa tromboembolia polmonare, correlata al distacco di frammenti di trombo che raggiungono la circolazione polmonare

Diagnosi della flebite

La diagnosi della flebite si basa sulla narrazione dei sintomi e sull’esame obiettivo, mentre nei casi in cui si sospetti o si voglia escludere una trombosi venosa od una tromboflebite si dovrà ricorrere ad un ecocolordoppler, un’ecografia dei vasi sanguigni accompagnata dalla amplificazione dei suoni correlati al passaggio del sangue. Si tratta di un esame di routine, che non utilizza radiazioni ma ultrasuoni, di facile esecuzione e ripetibile.

Solo in casi particolari si dovrà ricorrere ad indagini più approfondite (flebografia, TC o RMN).

Trattamento della flebite

Il trattamento delle flebiti varia a seconda della gravità e dell’estensione della malattia, potendo richiedere il ricorso ad antidolorifici od antinfiammatori nei casi meno gravi, eventualmente associati ad antibiotici.

L’utilizzo di anticoagulanti (di tipo orale, come il Coumadin od i farmaci NAO o sottocutanei come l’eparina) è riservato ai casi che necessitano la profilassi o la terapia della trombosi.

In alcuni casi sarà necessaria una procedura chirurgica per rimuovere il trombo o per posizionare dei filtri (es: filtro nella vena cava) necessari a impedire il passaggio di trombi nella circolazione polmonare.

Nella prevenzione e il trattamento delle flebiti è utile il ricorso a calze elastiche contenitive ed al sollevamento delle gambe.

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Bibliografia

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