Scompenso cardiaco, cause, sintomi e terapia

Cos’è lo scompenso cardiaco, quali sono le cause, i sintomi e in cosa consiste la terapia?

Il cuore è un organo vitale del nostro corpo che permette al sangue di fluire all’interno dei vasi raggiungendo così i diversi distretti.

È facile quindi capire come quando esso, a causa di uno scompenso, o insufficienza, non riesce a svolgere adeguatamente il suo compito di pompa, le conseguenze per il resto dell’organismo possono essere estremamente gravi.

In cosa consiste lo scompenso cardiaco

Lo scompenso cardiaco è una problematica tutt’altro che rara (alcune stime statunitensi calcolano che ad esserne affetti siano più di 6 milioni di Americani), con una prevalenza maggiore negli uomini.

In pratica, si tratta di una grave condizione medica nella quale il cuore perde la sua normale funzionalità, ciò può accadere:

  • in acuto, con sintomi che si manifestano improvvisamente, di solito in seguito ad un attacco cardiaco oppure ad un’alterazione delle valvole
  • in cronico, ovvero per tempi prolungati durante i quali i sintomi si aggravano poco alla volta, che è la forma più comune.

Inoltre, lo scompenso può riguardare:

  • il lato sinistro del cuore, cioè quello che raccoglie il sangue ossigenato dal circolo polmonare per distribuirlo poi al resto del corpo, e che se inefficiente causerà da una parte un minor apporto di energia ai tessuti e dall’altro un ristagno del sangue nei vasi polmonari
  • il lato destro del cuore, deputato ad accogliere il sangue dalla periferia, nella quale quindi questo tenderà ad accumularsi in caso di scompenso.

Un’ultima differenziazione è quella che considera la funzione del cuore maggiormente alterata, prevedendo così una suddivisione in:

  • insufficienza sistolica, se lo scompenso si manifesta maggiormente tramite un’incapacità di contrazione del cuore
  • diastolica, se al contrario il problema principale è la difficoltà nell’accogliere adeguati volumi di sangue.

Possibili cause dello scompenso cardiaco

Lo scompenso cardiaco rappresenta la conseguenza di un gran numero di patologie.

Tra queste sicuramente una delle più frequenti è la malattia coronarica, in cui le arterie deputate al nutrimento del muscolo cardiaco stesso sono ostruite, impedendogli di ottenere sufficienti quantità di ossigeno e potendo portare all’infarto.

Tuttavia, è possibile trovare alla base anche altri problemi, quali:

  • l’ipertensione, la pressione alta di cui si sente spesso parlare
  • altre malattie cardiache, come quelle congenite, le cardiomiopatie, l’infarto, alcune forme di aritmia e le patologie delle valvole
  • le anemie gravi
  • l’ipertiroidismo non trattato
  • certi trattamenti anti tumorali
  • il diabete
  • le apnee del sonno
  • l’abuso di alcuni stupefacenti.

Sintomi dello scompenso cardiaco

A seguito di uno scompenso cardiaco possono manifestarsi:

  • facile affaticamento e ridotta tolleranza all’esercizio fisico
  • accumulo di liquidi con gonfiore agli arti inferiori e all’addome e conseguente aumento di peso
  • difficoltà nella respirazione, maggiormente se sdraiati, infatti spesso si rende necessario usare due/tre cuscini per poter dormire
  • palpitazioni
  • tosse
  • perdita dell’appetito.

Conseguenze dello scompenso cardiaco

Se non trattato adeguatamente, lo scompenso cardiaco può essere anche mortale potendo portare ad un accumulo eccessivo di liquidi, o congestione, in aree esterne ai vasi sanguigni, in modo particolare nei polmoni e nel fegato dove può provocare un’insufficienza respiratoria ed epatica.

Inoltre, un’insufficienza cardiaca può essere causa anche di ictus cerebrale, trombo-embolismi, aritmie e ridotta funzionalità renale.

La diagnosi

Come per tutte le patologie, il primo passo per la diagnosi è rappresentato dall’esame fisico, in cui spesso si rilevano gonfiore alle gambe, battito cardiaco irregolare e vasi sanguigni del collo molto evidenti.

Se vi è un sospetto di scompenso, l’esame strumentale sicuramente più efficace è rappresentato dall’ecocardiogramma, ovvero una forma di ecografia che si avvale degli ultrasuoni per visualizzare il cuore in maniera dinamica, il che consente non solo di valutarne la struttura con le eventuali alterazioni, ma anche e soprattutto la sua funzionalità.

Utili, ma non essenziali, possono essere poi anche altre indagini come la radiografia del torace, la risonanza magnetica del cuore, il dosaggio nel sangue di un marcatore specifico chiamato BNP, l’elettrocardiogramma, in modo particolare l’ECG-Holter che monitora l’attività elettrica cardiaca nel corso di 24 ore, il test da sforzo e la coronarografia, una radiografia che sfrutta un mezzo di contrasto per osservare le arterie coronarie.

Terapia dello scompenso cardiaco

Esistono diverse forme di terapia per lo scompenso cardiaco, che vengono generalmente scelte sulla base della severità del quadro.

In primis, infatti, possono essere utilizzati dei farmaci che sono utili a migliorare i sintomi e a ridurre i fattori di rischio per eventuali peggioramenti, per esempio:

  • gli anticoagulanti per ridurre la possibilità di trombosi
  • le statine per abbassare i livelli di colesterolo
  • i diuretici per non sovraccaricare il cuore con volumi eccessivi di liquidi
  • farmaci specifici che agiscono aumentando la forza di contrazione cardiaca e riducendone la frequenza se necessario.

D’altra parte, non sempre con i medicinali si raggiunge un buon risultato.

Così, se vi è un’occlusione coronarica può essere eseguito un intervento di bypass, in cui si sostituisce la porzione di arteria ostruita con un altro vaso, oppure può essere introdotto un pacemaker o un defibrillatore impiantabile per risolvere eventuali aritmie.

Infine, nei casi più estremi, quando lo scompenso è così grave da essere potenzialmente fatale, il soggetto può essere candidato anche ad un trapianto.

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Responsabilità dei contenutiSupervisione editoriale e scientifica
Dr Giuseppe Lavecchia – Specialista in Cardiologia
Dr Maurizio Lombardi – Specialista in Angiologia
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Bibliografia

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